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20 febbraio 2012 1 20 /02 /febbraio /2012 19:07

 http://www.notizie.it/wp-content/uploads/2012/01/rai-bilancio-2011.jpgIl canone costa meno di un cane recitava uno spot di qualche anno che invitava gli italiani a mettersi in regola con il pagamento del canone televisivo.

Bene, quella che alla maggior parte degli italiani più che una tassa sembra una vera e propria estorsione (visti anche i contenuti non certo esaltanti che ci propone la TV nazionale) ben presto potrebbe esserci richiesta non solo in virtù del possesso di un apparecchio televisivo, ma anche come proprietari di un pc, un tablet, uno smartphone, un iPod e/o qualsiasi altro dispositivo in grado di connettersi alla rete Internet per farci ascoltare la radio e/o guardare la TV.

Per ora è un provvedimento che nelle intenzioni del'aGEnzai delle Entrate dovrebbe colpire solo le imprese, e si rifà addirittura al regio decreto n° 246 datato 1938. 

Questa legge, mai abolita (e qua mi chiedo cosa sia successo al tanto decantato provvedimento dell'ex Ministro Calderoli volto ad eliminare centinaia di leggi antiquate) dichiara testualmente che Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento".

Nel 1938 era piuttosto semplice decidere chi dovesse pagare e chi no, c'era solo la radio e chi ne era possessore era tenuto a pagare il canone.

Al giorno d'oggi praticamente tutti i dispositivi elettronici (dall'iPod di ultima generazione al suo clone cinese da 5 euro) sono in grado di collegarsi a Internet e ricevere un segnale radio e/o televisivo. Teoricamente quindi dovrebbe pagare questa sorta di canone speciale chiunque abbia in ufficio o nel proprio locale un PC o un dispositivo connesso a Internet (dal momento che potrebbe utilizzarlo per accedere a rai.tv e guardare i programmi in diretta web), Non solo, anche chi per qualche motivo non utilizza internet ma possiede un PC potrebbe essere costretto a pagare, dato che esistono decine di accessori per ogni computer e/o sistema operativo che possono trasformarlo in ricevitore TV.  

Ma non finisce quì, si pensi ai sistemi di videosorveglianza che trasmettono via internet le immagini a una centrale di controllo, ad esempio quello usati dalle granzi aziende per controllare gli impianti. Anche quello trasmettono e ricevono un segnale radio/TV, quindi volendo applicare alla lettera il regio decreto dovrebbero essere tassati.

Tutto questo discorso per ora è puramente astratto, anche se già 5 milioni di imprese si sono viste recapitare una cartella esattoriale che richiede il pagamento del canone in quanto in possesso degli apparecchi elettronici incriminati. In realtà è auspicabile che la norma venga quantomeno chiarita se non aggiornata ai nosti tempi: così come è stata formulata aveva un senso nel 1938, ma nel 2012 non è semplice definire con certezza quali sono i dispositivi soggetti a questa imposta e quali invece sono salvi.

Per assurdo (ma nemmeno tanto) potrebbe esserci richiesto il canone anche per l'autoradio (e non si può mai sapere che se è di quelle strafighe di ultima generazione, col monitor a cristalli liquidi e il blue-ray magari ci chiederanno pure i diritti SIAE per la riproduzione). 

Il problema è che non essendoci alcuna norma più recente, e nemmeno nessun parere interpretativo dato dagli appositi organi, l'unica legge in vigore è questo famoso regio decreto. L'Associazione dei Consumatori e molti parlamentari di ogni schieramento (ebbene si, la TV mette tutti d'accordo) sono già sul piede di guerra e minacciano azioni legali nel caso l'azienda non ritiri le lettere inviate alle aziende, non ci resta che aspettare sviluppi e rispolverare il vecchio motorola 8700 che abbiamo conservato in garage, quello di sicuro non è soggetto a tassazione.

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