Due anni di prigione o in alternativa una multa di circa 25 mila Euro: questa è la pena prevista per chi scarica files protetti da diritto d'autore da una legge appena approvata in Giappone.
Un provvedimento davvero severo, che pone il Paese dei Samurai al vertice della classifica per quanto riguarda la severità con cui si persegue la pirateria informatica e che è la diretta conseguenza di quanto deciso lo scorso mese di Giugno dal Parlamento locale, che per primo al mondo ha stabilito la rilevenza penale oltre che amministrativa del reato di download illegale.
Il governo giapponese ha quindi deciso di adottare il pugno di ferro contro i pirati informatici decidendo di perseguire non solo chi si macchia del reato di upload di files protetti, con pene fino a 10 anni di reclusione e 125 mila Euro di multa ma anche chi questi files li scarica dalla rete per uso personale.
Quest'ultima presa di posizione è quella che più fa scalpore: in quasi tutti gli altri Paesi le leggi anti-pirateria cercano di punire sopratutto chi gestisce i server su cui sono caricati i files illegali, mentre gli utenti privati vivono una sorta di limbo della pirateria (addirittura in Portogallo non è reato nemmeno scaricare e lasciare i files in condivisione) in cui sono le major che caso per caso decidono se fare o meno causa agli utenti pizzicati a scaricare illegalmente.
Chiaramente la situazione economica del Giappone, in cui hanno sede le maggiori case produttrici di videogames e anime (le categorie con in contenuti più piratati in assoluto) è diversa da quella di atri Paesi in cui i produttori sono meno influenti e dove la libertà e la privacy degli utenti sono tenute in maggiore considerazione.
Quello che è certo è che 10 anni di prigione a chi scarica un disco dalla rete (magari per aver scaricato un album degli one direction) sono effettivamente troppi. Concludo esprimendo tutta la mia solidarietà agli utenti giapponesi: non bastavano Godzilla e lo Tzunami, anche le major sono contro di loro.
