Internet è oramai indispensabile per chiunque lavori, studi o semplicemente abbia bisogno di informazioni.
Ma, a sorpresa, non è l'attività dell'uomo quella che genera più traffico; colpa dei bot, ovvero dei programmi più o meno complessi che utilizzano internet per la ricerca di informazioni da utilizzare poi per gli usi più disparati, sia legali che illegali.
Una ricerca di una società specializzata degli USA ha infatti messo in evidenza come il 61.5% del traffico generato in internet è dovuto ad operazioni automatizzate provenienti dai milioni di bot attivi nel mondo.
Bot che analizzano siti di ogni tipo allo scopo di prelevare le più svariate informazioni e che sebbene nella maggioranza dei casi siano software regolari, utilizzati dai provider per migliorare l'esperienza in internet degli utenti e rispondere alle loro ricerche con risultati sempre più accurati e precisi (si pensi ad esempio alle pubblicità mirate e ai banner che compaiono sui social networks), possono anche essere cattivi.
In questo caso i dati collezionati sono per lo più informazioni personali utilizzate dagli utenti per accedere ai propri account di posta elettronica, informazioni bancarie, conversazioni via chat ecc.
Sempre secondo la ricerca, il 30% del traffico generato dai bot appartiene a questa categoria; un dato preoccupante se si pensa che in media in un mese i software automatizzati visitano più di 20mila siti, con oltre un miliardo e mezzo di pagine analizzate.
Una quantità di informazioni notevole, che bisogna proteggere nel miglior modo possibile proprio per evitare che finiscano in mani sbagliate e che vengano utilizzate per scopi fraudolenti. Ma come?
La maggior parte del lavoro dovrebbero farla i provider, implementando algoritmi di ricerca sempre più a prova di bot e che riescano a limitare la loro influenza sulla generazione del traffico internet.