Quello che forse molti avranno notato è stato confermato da un esperimento della Fondazione Ugo Bordoni in collaborazione con l'Università di Ferrara, Tim e Vodafone.
Su 150.000 chiamate da rete fissa verso 10 terminali di varie marche sono stati conteggiati il numero di volte in cui non si era raggiungibile e quante volte la linea cadeva, col risultato che i vecchi terminali hanno riscontrato problemi nel 2,7% delle chiamate contro il 5,4% gli smartphones.
Insomma, per quanto riguarda le telefonate i vecchi cellulari se la cavano meglio rispetto agli smartphones super-accessoriati.
Merito sopratutto delle antenne secondo i ricercatori: quelle degli smartphones non sarebbero ottimizzate per le chiamate e sono soggette ai problemi di interferenza dovuti ai materiali usati nella costruzione (alluminio ecc) che rispetto alla plastica catturano parte del segnale radio destinato all'uso telefonico.
In realtà il problema è più ampio e dipende anche dai gestori, i vecchi cellulari utilizzano la rete GSM, che copre praticamente il 99% del territorio nazionale con la massima potenza; il problema sorge per le reti 3G e UMTS dove il segnale non arriva pulito in ampie zone della penisola e anche nelle grandi città fra quartiere e quartiere la qualità del segnale varia sensibilmente.
Gli smartphones attuali per essere utilizzati al pieno delle loro capacità vanno usati esclusivamente sotto rete 3G/UMTS/LTE, e questo spesso limita sensibilmente le loro prestazioni dal punto di vista delle chiamate vocali, per le quali invece la sola rete GSM è ampiamente sufficiente.
Il problema si porrà anche con la diffusione di LTE. Ci è stata anticipata una possibile difficile convivenza con il segnale del digitale terrestre che renderà la vita dura agli utenti e che abbinata alla copertura ancora tutt'altro che completa potrebbe dare davvero seri problemi a chi vuole entrare nel mondo dell'internet mobile ad alta velocità.