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8 ottobre 2013 2 08 /10 /ottobre /2013 17:58

Che Windows Phone e Windows RT siano in difficoltà non è una novità, nonostante i progressi degli ultimi tempi e la crescita che il primo sta avendo nel settore degli smartphones; ma è ancora troppo poco per Microsoft, che sperava in un successo ben maggiore per il suo sistema mobile.

Cosa fare per migliorare la situazione? La soluzione che hanno in mente a Redmond è di quelle che non ti aspetti, talmente eccentrica che al primo sguardo sembrerebbe un pesce d'Aprile in anticipo: terminali con il dual boot Android/Windows Phone

La prima azienda contattata è stata HTC alla quale Microsoft avrebbe chiesto di realizzare uno smartphone capace di far girare sia Android che Windows Phone in cambio di uno sconto sulle licenze che Google deve pagare all'azienda di Bill Gates per l'utilizzo di alcuni suoi brevetti.  

http://tuttoinrete.net/wp-content/uploads/2013/05/meglio-android-o-windows-phone.jpg

Non solo: addirittura Microsoft sarebbe pronta a sostenere gran parte (se non addirittura tutti) i costi di un simile progetto. A questo punto i dubbi sarebbero anche troppi: davvero un'azienda che ha puntato tutto o quasi sul suo progetto mobile si arrende alla superiorità del nemico e gli chiede di dargli una mano per vendere più dispositivi?

Secondo i rumors è possibile, anzi quasi certo. Al punto che non sarebbe stata contattata solo HTC, ma anche Huawei e Samsung, con quest'ultima che avrebbe già pronto un tablet capace di supportare il dual boot richiesto da Microsoft. 

A essere onesti l'offerta di Microsoft non è da sottovalutare: Google paga parecchi milioni di $ all'anno per le licenze utilizzate in Android. Un modo per non pagarle (o almeno per pagarle di meno) sarebbe davvero gradito, specie se a proportelo è direttamente la concorrenza.

 

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6 ottobre 2013 7 06 /10 /ottobre /2013 18:03

Non fate affidamento sui sensori dell'iPhone 5S. Secondo quanto riportato su questo forum infatti bussola, giroscopio e livella dell'ultimo arrivato in casa Apple non sarebbero il massimo della precisione e mostrerebbero dati piuttosto sballati se confrontati con strumenti di precisione e con quelli forniti dall'iPhone 5.

Quello che mostra i risultati peggiori sembra essere la livella integrata: confrontata con quella dell'iPhone 5 mostra infatti pendenze di 4-5°; niente di grave a dire il vero, ma abbastanza per farci montare male una mensola. 

Purtroppo però anche il giroscopio pare non funzioni a dovere: lasciando lo smartphone fermo su un tavolo con un gioco attivato sembra infatti che tenda a spostarsi da solo verso destra; anche in questo caso è un problemino però.

http://apple.hdblog.it/wp-content/uploads/2012/12/iphone5-ano.jpg

Difetti di questo tipo non si notano tenendo il terminale in mano, anche se fastidiosi non sembrano quindi essere una vera minaccia all'usabilità dello smartphone, al massimo giocando a need for speed dovrete gestire lo sterzo un pò di più. 

Se invece è la bussola a funzionare male il problema inizia a sembrare più serio. Dato per certo che nessun esperto di trekking o velista si affiderebbe esclusivamente allo smartphone per decidere un percorso è comunque un problema sapere che sia l'iPhone 5 che il 5S non sono precisi nell'indicare in nord magnetico. 

Ovviamente gli utenti non sono per niente contenti di questi problemi: e c'è chi ha già portato lo smartphone in assistenza, ottenendone però uno nuovo (come di tradizione per Apple) cne ha presentato gli stessi difetti.

Una soluzione sarebbe quindi auspicabile: ma bisogna capire prima se si tratta di problemi hardware o software. Nel secondo caso un aggiornamento di iOS sarebbe la soluzione ovvia; nel primo bisognerebbe riprogettare tutte le componenti e rivederle completamente. Fra le due quindi Apple preferirebbe la prima ipotesi, senz'altro più economica rispetto a quella di sostituire milioni di terminali. 


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5 ottobre 2013 6 05 /10 /ottobre /2013 19:31

Alzi la mano chi almeno una volta nella vita ha riavviato il proprio PC Windows grazie alla combinazione di tasti ctrl-alt-canc. Dopo circa 30 anni Bill Gates da la colpa di tutto a un tizio di IBM e dichiara che la scelta di utilizzare la combinazione di tasti più famosa della storia dell'informatica è stato un errore colossale. 

Nello specifico però il fondatore di Microsoft non parla dell'utilizzo della combinazione di tasti come unica via d'uscita nel caso di errori gravi di un programma, ma dell'uso che era stato introdotto nei sistemi NT: cioè premere i tre tasti in contemporanea per poter effettuare il login.

http://www.dottorgadget.it/wp-content/uploads/2011/07/set-tazze-ctrl-alt-canc.jpg

Mentre l'idea di attivare il task manager in questo modo è sempre sembrata ottima, con milioni di utenti nel mondo contentissimi di poter mettere a posto le cose in caso di problemi semplicemente premendo tre tasti, l'idea di fare login/logout in questo modo non ha mai convinto più di tanto.

Decisamente scomoda per molti utenti; anzi molto scomoda secondo lo stesso Bill Gates, che stando a quanto dichiarato in un'intervista voleva che il login si potesse fare premendo soltanto un tasto.

A mettergli i bastoni fra le ruote però un designer di IBM, tale David Bradley, contrario all'idea di modificare il layout delle tastiere dei propri PC per inserire questo nuovo tasto.

La giustificazione di tale ostracismo verso una soluzione molto più comoda sembra piuttosto convincente però: non si voleva correre il rischio che premendo per sbaglio un tasto si potesse effettuare il logout dal sistema. All'epoca deve essersene convinto anche lo stesso Bill Gates, che vistosi negata la possibilità dell'apposito tasto ha pensato di utilizzare la combinazione ctrl-alt-canc come alternativa. 

Che altro aggiungere? Dopo la schermata blu (sostituita in Windows 8 da un'emoticon triste) e il tasto start (che però ritornerà) vuoi vedere che anche ctrl-alt-canc è oramai destinata ad essere solo un ricordo? Speriamo di no, anche perchè a meno di un sistema operativo a prova di impallamenti sembra essere piuttosto indispensabile.


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3 ottobre 2013 4 03 /10 /ottobre /2013 18:35

La corsa allo smartphone più potente non sembra arrestarsi, con i produttoti alla continua ricerca dell'hardware più performante e dalle super-prestazioni.

Ma non basta dichiarare di aver prodotto un top-smartphone, bisogna anche dimostrarlo; come? Attraverso i Benchmark, programmi fatti girare sui terminali con lo scopo preciso di misurarne le prestazioni.

Purtroppo però non tutti i produttori sembrano essere onesti: ultimamente nell'occhio del ciclone è finita Samsung, accusata di aver truccato i benchmark prima del Galaxy S4 e poi del Galaxy Note 3. Le giustificazioni sono arrivate subito: l'azienda coreana ha infatti dichiarato che la colpa non è sua, ma del software dei benchmark, che ha scavalcato le routine che gestiscono le prestazioni allo scopo di ridurre il consumo di batteria per misurare la potenza pura dei terminali.  

http://samsung.hdblog.it/wp-content/uploads/2012/10/Galaxy-S3-Mini-Benchmark-NenaMark-2.jpg

In realtà qualche indagine più approfondita disponibile a questo link mostra che sono quasi tutti i produttori (tranne Apple e Motorola secondo alcuni) a utilizzare software di benchmark modificati appositamente per mostrare risultati migliori di quello che sono in realtà.

Decisamente un bel problema per la credibilità dei produttori: a questo punto nessun benchmark sembra essere attendibile e tutto questo non fa che confondere (e imbestialire) gli utenti.

A dire il vero la maggior parte non si interessa poi tanto di quale sia lo smartphone più potente, ma alcuni tengono molto a queste cose e giustamente protestano.

Purtroppo però proprio loro sono la causa di questa situazione: se l'utenza continua a chiedere terminali potentissimi i produttori quando non riescono a realizzarli fanno in modo di farceli sembrare, anche al costo di truccare i test.

 


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2 ottobre 2013 3 02 /10 /ottobre /2013 18:37

Siete abituati ad usare un account fake su Facebook? Mettete foto profilo che in realtà sono di un altro? Negli USA potreste diventare dei fuorilegge.

Colpa (o merito) del Computer Fraud And Abuse Act, legge federale degli Stati Uniti d'America che regola i reati commessi in internet e di cui è stata proposta una modifica piuttosto interessante: punire penalmente chi utilizza account fake su internet e chi mente sulle proprie caratteristiche fisiche in rete. 

I casi di stalking on-line negli USA sono piuttosto frequenti e spesso portano conseguenze tragiche come suicidi, violenze su minori adescati on-line ecc. Nella maggior parte dei casi a commettere queste azioni sono utenti che utilizzano accout fittizi da cui perseguitare in tutta libertà la vittima di turno; come risolvere il problema?

http://rightyaleft.com/wp-content/uploads/2011/12/identify-fake-profile.jpg

Equiparando l'uso di un account fasullo ad una violazione della privacy. Una legge un pò vecchiotta ancora in vigore infatti sembrerebbe far rientrare gli account fake in quelli che si definiscono accessi non autorizzati e metterebbe a rischio di gravi sanzioni chiunque ne utilizzi uno. 

Non sono mancate le proteste delle associazioni dei consumatori (che negli USA sono una tribù bella numerosa) pronte a dichiarare a loro volta che è proprio questa proposta di legge a violare la privacy degli utenti, costretti a utilizzare false identità proprio per proteggersi dall'invadenza di internet, che oramai chiede dati personali per qualsiasi cosa. 

Chi ha ragione? Forse nessuno dei due, forse entrambi. Certo è che internet è oramai pieno di fake, punirli tutti è praticamente impossibile, anche se qualche provvedimento da prendere almeno per i casi più gravi è auspicabile. 

 

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29 settembre 2013 7 29 /09 /settembre /2013 14:49

Il problema dei caricabatterie non uguali per ogni smartphone/tablet è sempre attuale. Nonostante negli ultimi anni la maggior parte dei produttori si sia adeguata e i cavi micro-usb siano diventati una specie di standard non ufficiale la situazione non è stata ancora regolamentata da nessuno, col risultato che ci sono ancora troppi produttori che fanno di testa loro. 

Fra questi sicuramente Apple: gli iPhone e gli iPad continuano ad utilizzare la cavetteria proprietaria della mela, risultando incompatibili con qualsiasi altro caricabatterie che non sia prodotto da Apple o su licenza ufficiale dell'azienda.

http://itech.doki.it/uploads/2009/08/cavo-usb-multiuscite-su-usb-fever.gif

Un bel problema secondo l'Unione Europea, fermamente convinta della necessità di arrivare al caricabatteria unico; una questione non solo economica, ma anche ambientale.

A parte i costi da sopportare a ogni cambio di dispositivo per quello che riguarda l'acquisto della cavetteria necessaria (e non compresa nella confezione originale) c'è infatti anche un aspetto ecologico da non sottovalutare: che fine fanno i caricabatterie e i cavi di connessione verso il PC dei vecchi cellulari? Nella peggiore delle ipotesi si buttano, diventando rifiuti elettronici da smaltire. 

Come risolvere il problema? Spingendo i Paesi membri dell'UE a introdurre regolamenti che costringano i produttori a utilizzare tutti gli stessi connettori e/o caricabatteria.

Più facile a dirsi che a farsi, anche considerando che non sarà certo semplice convincere Apple ad abbandonare l'esclusiva sui propri accessori per fare un favore alla concorrenza.    

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28 settembre 2013 6 28 /09 /settembre /2013 20:51

Manca poco ormai all'uscita dell'attesissimo Windows 8.1, update di Windows 8 che coprirà gran parte delle pecche del nuovo sistema operativo di Microsoft.

E' risaputo che le vendite dell'ultimo nato in casa Microsoft non sono andate così bene come sperava l'azienda e che nonostante la massiccia campagna pubblicitaria gli utenti continuano a preferire Windows 7; probabilmente è per questo motivo che Microsoft ha deciso di introdurre una grossa novità circa il modo con cui gli utenti potranno ottenere questo update. 

http://magazine.total-photoshop.com/wp-content/uploads/2013/07/windows-8-start8-start-menu-crop-640x353.jpg

Per chi è già utilizzatore di Windows 8 nessuna problema: Windows 8.1 sarà disponibile gratuitamente come un normale service pack. Gli utenti delle versioni precedenti di Windows potranno invece usufruire di una versione standalone del sistema, acquistabile alle stesse cifre di Windows 8 e installabile direttamente da dvd. 

Niente più installazioni "a puntate" quindi; basterà utilizzare un unico dvd per avere già il sistema aggiornato pagando lo stesso prezzo che hanno pagato a suo tempo gli utenti della prima ora.

Una bella comodità se si pensa ad esempio a quando dopo una nuova installazione del sistema operativo bisognava necessariamente fare tutti gli update, service pack compresi.

Questa mossa ha un obiettivo molto chiaro: spingere gli utenti a passare a Windows 8. L'idea di poter avere direttamente l'ultima versione potrebbe infatti incoraggiare chi ha ancora dei dubbi in merito a passare al nuovo sistema Microsoft.  

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26 settembre 2013 4 26 /09 /settembre /2013 21:13

L'era del silicio sta per finire? Forse non ancora, ma i primi esperimenti sui materiali alternativi stanno iniziando a dare i loro frutti e l'idea di abbandonare il materiale che da decenni è alla base dell'elettronica non sembra essere poi così fantascientifica.

Il laboratorio di nanoelettronica dell'Università di Stanford ha infatti realizzato la prima CPU basata interamente sui nanotubi di carbonio.

Più o meno 200 transistors completamente realizzati con questa tecnologia hanno permesso ai ricercatori di Stanford di creare una CPU che a livello prestazionale non è per niente competitiva, essendo equivalante a un processore in silicio degli anni 70, ma che è una macchina di Turing completa. 

http://us.123rf.com/400wm/400/400/alexmit/alexmit1102/alexmit110200034/9021697-cpu--processore-centrale-unita-concetto-vista-superiore-isolata-on-white.jpg

L'obiettivo della ricerca non era certo quello di creare un processore super-potente, ma quello di dimostrare che le alternative al silicio ci sono e sono anche piuttosto interessanti.

I nanotubi di carbonio hanno infatti il pregio di essere molto più resistenti al calore rispetto al silico: questo vuol dire che un processore di questo tipo potrà supportare frequenze di lavoro molto più alte di quelle attuali. 

Non a breve però: abbiamo già detto che allo stato attuale si tratta solo di un esperimento riuscito per mostrare le possibilità di questa nuova tecnologia; le prospettive però potrebbero cambiare se oltre ai laboratori universitari si interessassero al progetto anche le industrie private. 

Avevamo già detto (guardare qua) che la legge di Moore ha ancora pochi anni di vita e che i produttori di CPU stanno iniziando a lavorare alle alternative al silicio; l'esperimento dell'Università di Stanford potrebbe essere un buon punto di partenza. 

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24 settembre 2013 2 24 /09 /settembre /2013 19:18

Nell'attesa di vedere all'opera la steambox Valve inizia a mostrare al pubblico quello che ne sarà il cuore pulsante, ovvero Steam OS.

Non c'è ancora la console (o il PC, o entrambe) che sarà presentata probabilmente molto presto, ma nel frattempo si mostra il sistema operativo su cui sarà basata e che promette di dare battaglia non solo ai sistemi Windows, ma anche alle console domestiche. 

Basato su Linux e progettato espressamente per l'uso su dispositivi "da salotto" questo nuovo sistema operativo promette di portare l'esperienza di Steam ai massimi livelli abbandonando di fatto il concetto di Steam = gioco al PC.

http://static.techarena.it/wp-content/uploads/2013/09/steamos_slashgear.jpg

 Il nostro pc diventerà semplicemente il punto di partenza, con esso e tramite un apposito client il gioco potrà essere trasmesso in streaming su qualsiasi altro dispositivo: un tablet, una smart TV e chi più ne ha più ne metta; ma non avremo solo i giochi: ci sarà anche la possibilità di trasmettere video e musica trasformando di fatto Steam in un vero e proprio media-center

Ma non è tutto così semplice: resta ancora da capire quali saranno effettivamente i dispositivi sui cui Steam OS girerà. La base è quella di Linux, il che ci fa pensare alla massima flessibilità e alle più svariate versioni; ma i produttori saranno interessati a una partnership con Valve?

Fino a che parliamo di PC il problema non si pone, ognuno può installarci tutto ciò che gli pare, se è free meglio ancora. Ma come la mettiamo con le TV? quanti produttori saranno disposti a permettere a software di terze parti di girare sul proprio hardware?

Nell'attesa consoliamoci con l'idea di poter giocare a Call Of Duty su uno schermo da 50" senza bisogno di acquistare una console costosissima e stendendo cavi in giro per casa. Sembra poco?




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22 settembre 2013 7 22 /09 /settembre /2013 14:35

I genitori di tutto il mondo hanno un'altra arma contro internet: se non vi bastassero le accuse di essere lo strumento preferito dai pedofili, dagli stupratori e in generale da ogni sorta di maniaco e terrorista adesso ci si mette anche l'Università di Milano Bicocca a peggiorare la situazione.

Lo studio sull'uso dei nuovi media tra gli studenti lombardi ha infatti mostrato alcuni aspetti che probabilmente molti di noi avevano già intuito e che non danno una buona impressione dell'uso che fanno di internet gli adolescenti moderni.

Prendendo come spunto i test INVALSI di un campione di circa 2000 studenti è infatti emerso che gli studenti trascorrono in media 3 ore navigando in internet: l'83% per lo più le utilizza per chattare e/o occuparsi del proprio profilo in rete, il 53% per studio e/o approfondimento. 

Insomma: gli adolescenti moderni utilizzano internet non certo per studiare, ma questo forse lo sapevamo già.

Quello che non sapevamo è che per ogni ora passata in rete sui social networks si ha un calo dell'apprendimento di 0.8 punti in italiano e di 1.2 punti in matematicaAncora peggio però va nelle ore passate a cercare notizie utili per lo studio, dove il calo è di 2.2 punti per l'italiano e di 3.2 per la matematica.

http://studiobaroni.files.wordpress.com/2009/07/internet-studio-baroni-frame.jpg

Colpa probabilmente della poca passione degli adulti per il mondo di internet: senza nessuno fra i genitori e i docenti scolastici che gli spieghi come usare uno strumento così potente e ricco di informazioni gli studenti sono costretti a fare di testa loro, non sempre con risultati soddisfacenti. 

Perdersi fra migliaia di pagine che affermano tutto e il contrario di tutto è più semplice di quello che sembra e la confusione regna sovrana su molti argomenti, specie quelli scientifici dove la maggior parte delle informazioni è on-line in lingua inglese.

Aggiungiamo che i traduttori automatici spesso e volentieri non fanno un buon lavoro, aumentando la difficoltà di chi oltre a trovarsi spesso davanti pagine con informazioni fin troppo specifiche deve anche districarsi con una lingua e una traduzione non proprio perfetta.

Come risolvere il problema? L'unico modo sarebbe quello di insegnare ad utilizzare gli strumenti moderni non solo agli studenti, ma anche agli insegnanti. Troppo complicato? 

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